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SPECIALE FESTIVITà

Santa Cecilia accende Taranto: il rito dell’alba che apre il Natale più lungo d’Italia

Tra pastorali alle 3 del mattino, pettole fumanti nei vicoli e bande che attraversano la città ancora addormentata, Taranto vive il suo Capodanno dell’anima: quel 22 novembre che da secoli dà inizio alla magia del Natale tarantino

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Cattedrale San Cataldo, la notte di santa Cecilia (foto Carmine La Fratta))

Il Natale a Taranto non comincia con le luminarie, non nasce con l’apertura dei mercatini e non coincide con l’arrivo dell’Avvento.

Inizia molto prima. Inizia all’alba del 22 novembre, quando la città, ancora immersa nel buio e nel silenzio della notte, viene attraversata dal suono inconfondibile delle pastorali dedicate a Santa Cecilia, patrona della musica. È un risveglio che non assomiglia a nessun altro: una tradizione che i tarantini aspettano con impazienza, come il primo segnale di un tempo che profuma di casa, memoria e festa. E che inaugura quello che molti ormai chiamano il Natale più lungo d’Italia, un periodo che abbraccia più di un mese e mezzo, fino all’Epifania.

Questa è l’essenza profonda della Festa di Santa Cecilia 2025, un appuntamento che unisce riti antichi, musica popolare, fede e una convivialità tutta meridionale. È la mattina in cui Taranto si sveglia prima dell’alba, si raduna per strada, attende le bande con il cuore pieno di attesa. È il giorno in cui nei vicoli delle case, nei portoni dei palazzi e nell’intimità delle famiglie, tornano le pettole, le frittelle che profumano d’olio e tradizione e che vengono offerte ai passanti come segno di festa e condivisione.

La città vecchia e la città nuova, il lungomare e i quartieri più interni: tutto si muove, tutto vibra, tutto si accende.

Taranto diventa una sola grande piazza, un teatro diffuso dove musica, fede e identità raccontano storie che attraversano i secoli.

Il cuore della tradizione: perché Santa Cecilia è il vero inizio del Natale tarantino

La storia della Festa di Santa Cecilia a Taranto ha radici profonde. La patrona della musica, martire del III secolo, viene celebrata ovunque nel mondo cattolico, ma è qui - solo qui - che il suo nome segna l’apertura della stagione natalizia. Una particolarità che non è casuale.

Taranto è terra di bande, di fiati, di orchestrine popolari, di musicisti che hanno fatto la storia della tradizione bandistica italiana. È la città che nel 1869 vide nascere una delle prime orchestre civili del Paese, la Santa Cecilia, e che da allora ha mantenuto un legame indissolubile tra musica e comunità.

Per questo, quando le prime bande iniziano a percorrere le strade alle 03:00 del mattino, la città non si sorprende: è pronta. Le finestre si aprono, le luci si accendono, i bar anticipano l’orario di apertura. È una festa che appartiene a tutti, che viene tramandata nelle famiglie, raccontata ai bambini come la prima favola di Natale.
E in quell’aria ancora fredda e buia di fine novembre, il suono delle pastorali sembra davvero una carezza, un invito ad accogliere la stagione più attesa dell’anno.

Tra storia e emozioni: Santa Cecilia e il Natale più lungo d’Italia

La Festa di Santa Cecilia non è un semplice appuntamento del calendario religioso. È un rito collettivo che unisce generazioni diverse.

Chi è partito da Taranto torna appositamente per viverla. Chi non può farlo la ascolta al telefono, chiamando i parenti perché facciano sentire le pastorali in diretta. È un legame affettivo, quasi viscerale.

Il Natale tarantino si distingue proprio per questo: non è un evento turistico, non è costruito a tavolino. È una festa che nasce dal popolo e per il popolo, una tradizione che la città custodisce con orgoglio.

E poi ci sono le pettole. Fragranti, calde, semplici. Simbolo della convivialità mediterranea, dell’accoglienza spontanea, di una cucina che racconta storie millenarie.

Molti tarantini si alzano apposta all’alba per prepararle, altri approfittano delle pettolate organizzate in strada, tra sorrisi e bicchieri di vino locale.

In tutto questo, Taranto appare come una città che riesce a rendere sacro ogni gesto collettivo: il camminare dietro alla banda, il salutarsi con chi si incontra all’alba, lo stare insieme.

Una dimensione preziosa, soprattutto in un’epoca in cui i legami comunitari sembrano sempre più fragili.

I percorsi 2025: musica che attraversa la città

La marcia delle bande è uno dei momenti più spettacolari della festa. Nel 2025, i percorsi principali sono due.

Il giro della Grande Orchestra di Fiati “Santa Cecilia”

L’orchestra parte intorno alle 03:00, toccando punti nevralgici come: Via Matteotti; Piazza Garibaldi; Via Crispi; Via Di Palma; Corso Umberto I; Piazza della Vittoria.

Un itinerario che unisce idealmente la città vecchia alla città nuova.

Il percorso del Gran Complesso Bandistico “Giovanni Paisiello”

Contemporaneamente, un secondo gruppo musicale si muove da Viale Virgilio verso:

Via Umbria; Via Medaglie d’Oro; Corso Italia.

È un tragitto che abbraccia quartieri più periferici, portando la festa anche a chi abita lontano dal cuore storico.

Santa Cecilia e il Natale tarantino: l’emozione che non cambia mai

Ogni tarantino ha il suo ricordo di Santa Cecilia.

Chi la vive da bambino, svegliato dai genitori all’alba.

Chi la scopre da ragazzo, quando uscire di casa alle 03:00 diventa un rito di libertà e appartenenza.

Chi la vive da adulto, con la consapevolezza dolce che le tradizioni restano il filo che tiene insieme la comunità.

La magia è proprio questa: per un giorno, Taranto sembra respirare all’unisono. La festa non divide, unisce. Non spettacolarizza, ma condivide. Non esclude, ma abbraccia.

E così, ancora una volta, con il suono delle prime pastorali, il profumo delle pettole e la luce delle luminarie, il Natale a Taranto comincia davvero.

Non perché lo dica il calendario, ma perché lo dice la città.

E lo dice con forza, ogni anno, allo stesso modo, con lo stesso cuore, con la stessa emozione.

IL PROGRAMMA 2025. Una città che vive 24 ore di musica, fede e convivialità

Anche nel 2025, il programma della Festa di Santa Cecilia mantiene intatta la sua struttura tradizionale, quella che i tarantini conoscono a memoria ma che ogni anno riesce a emozionare come fosse la prima volta.

Dalle 03:00: la città si sveglia con le pastorali.

La giornata si apre con le bande musicali che girano per tutta Taranto. Suonano la Grande Orchestra di Fiati “Santa Cecilia” e il Gran Complesso Bandistico “Giovanni Paisiello”, due pilastri della tradizione cittadina. I loro percorsi, che abbracciano sia il centro che le zone più periferiche, hanno un valore simbolico: portare la festa ovunque, nessun quartiere escluso.

Le pastorali attraversano Via Matteotti, Corso Umberto I, Piazza della Vittoria, Viale Virgilio, Via Umbria, Corso Italia. È un viaggio musicale che accende l’alba con un’armonia antica e popolare.

Alle 05:30: la benedizione dei musicisti e la processione nella Città Vecchia.

Le bande si radunano presso la Basilica Cattedrale di San Cataldo, nel cuore della Città Vecchia, dove ricevono la benedizione prima di accompagnare il simulacro di Santa Cecilia fino alla Chiesa di San Giuseppe.

Il corteo è un intreccio di fede e musica. C’è chi cammina in silenzio, chi si commuove, chi porta i bambini sulle spalle, perché imparino anche loro la bellezza della tradizione.

Accanto alle bande, non mancano gli zampognari, arrivati da Abruzzo e Calabria, un richiamo fortissimo alla cultura delle montagne e al Natale più autentico.

Dalle 17:00: la processione solenne e la Messa dell’Arcivescovo.

Nel pomeriggio si svolge la processione solenne, che percorre le vie più suggestive della Città Vecchia e riporta il simulacro alla Cattedrale.
Alle 18:30, l’Arcivescovo presiede la Messa solenne, uno dei momenti più partecipati della giornata.

La sera: concerti, pettole e accensione delle luminarie.

Quando scende la sera, Piazza Duomo si riempie di musica grazie ai concerti bandistici. Il profumo delle pettole appena fritte si diffonde ovunque, tra sorrisi e strette di mano.

È qui che Taranto accende le sue luminarie natalizie. E in quell’istante, nel gioco di luci e musiche, si comprende perché questo rito sia così amato. Non è solo tradizione. È identità.

Santa Cecilia, luoghi simbolo

Sono i quattro punti cardinali di una festa che appartiene a tutta la comunità e che ogni anno rinnova il proprio significato, riscoprendosi tradizione viva.

Basilica Cattedrale di San Cataldo

Chiesa di San Giuseppe

Piazza Duomo

Città Vecchia

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