La depressione: novità su conoscenza e trattamento
L’incremento del numero dei suicidi segnalati quotidianamente dai giornali e dalle TV particolarmente in Italia in questi ultimi mesi viene attribuito alla impossibilità di molte persone, sia nel gestire le imprese e sia per la perdita del posto di lavoro, ad affrontare i problemi economici quotidiani ed a programmare il futuro. Se la causa dei suicidi e dei tentativi di suicidio fosse la crisi economica che attanaglia l’Italia e buona parte dell’Europa ci sarebbe una vera e propria ecatombe. In realtà la crisi economica rappresenta una delle tante condizioni di stress psicofisico che determina nei soggetti particolarmente vulnerabili sul piano genetico una malattia, chiamata “depressione” che fra gli altri sintomi comporta, a tutte le età, anche idee suicidarie. Nella mia pratica professionale ricordo ragazzi depressi preadolescenti che preoccupavano i loro genitori, segnalando un disagio talmente profondo che li portava ad auspicare la morte; molto spesso i soggetti depressi con idee suicidarie hanno nella loro parentela altri soggetti che hanno avuto lo stesso disturbo con morte violenta (uso di veleni, si buttano giù dai piani alti o nel pozzo, impiccagione o con l’uso di armi). La depressione ha delle caratteristiche cliniche ben standardizzate nelle varie edizioni del DSM, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, a cui fanno riferimento tutti gli psichiatri nel definire un disturbo mentale, la depressione fa comunemente riferimento all’episodio depressivo maggiore che è caratterizzata da un serie di disturbi, dall’umore depresso, alla perdita di interesse per quasi tutte le attività, disturbi del sonno, agitazione o rallentamento psicomotorio, sentimenti di autosvalutazione, idee suicidarie, ecc. che dovranno essere presenti contemporaneamente (almeno cinque dei sintomi) per un periodo di due settimane e rappresentano un cambiamento sostanziale rispetto alle condizioni precedenti. Colpisce indifferentemente tutte le età, maschi e femmine anche se il “gentil sesso” in particolari momenti della sua vita, specialmente dopo la menopausa, hanno una modesta prevalenza sul “sesso forte” con sindromi depressive fastidiose e persistenti, spesso farmacoresistenti Oggi ne sappiamo più di ieri sulla depressione ma non conosciamo con certezza la vera causa, anche se viene sottolineata sempre di più la predisposizione genetica ed il ruolo dall’ipotalamo, vera centralina della nostra emotività. Studi recentissimi valorizzano il ruolo dei recettori del cortisolo (GR) presenti a livello ipotalamico ed influenzati da una serie di numerosi peptidi (di cui vi risparmio i nomi), fra questi anche alcuni ormoni femminili (ecco la preferenza per le donne!) che condizionano anche geneticamente tali recettori, influenzando la sensibilità recettoriale della serotonina, della noradrenalina, della dopamina e di altre sostanze. Le ricadute rappresentano quasi la regola e sono correlate alla gravità della malattia, al trattamento farmacologico e/o psicoterapico effettuato. Nella mia pratica professionale nelle forme depressive di non particolare gravità e, soprattutto nei giovani, preferisco l’utilizzo della psicoterapia, quando il paziente non partecipa attivamente al trattamento, aggiungo qualche farmaco. Molti pazienti sospendono il trattamento appena stanno meglio, altri lo proseguono all’infinito con tutti gli effetti collaterali che tali farmaci producono, altri pazienti “convivono” con questa patologia. Oggi abbiamo numerosi strumenti che ci consentono di avere dei risultati soddisfacenti. Per guarire è indispensabile comprendere anzitutto la gravità della malattia: non tutti gli antidepressivi vanno bene per tutti i depressi. Anche lo psichiatra più esperto si rende conto che non sempre lo psicofarmaco “personalizzato” dia risposte soddisfacenti per cui spesso è necessario aggiornare la terapia all’evoluzione della patologia, un secondo aspetto è rappresentato dalla comprensione della famiglia che spesso sottovaluta le difficoltà del paziente. Con i miei pazienti utilizzo, anche nelle forme gravi di depressione, un trattamento psicoterapico: se noto una qualche forma di accettazione e di impegno proseguo su questa strada con o senza l’aggiunta di uno psicofarmaco. Vi sono pazienti resistenti a qualsiasi psicofarmaco (antidepressivi, antiepilettici, antipsicotici ecc.) per i quali oggi esiste una nuova tecnica che consente molto spesso di ottenere buoni risultati, mi riferisco all’uso del TMS (Transcranic Magnetic Stimulation), alla stimolazione del nervo vago, al tDCS, al DBS (Deep Brain Stimulation). Tanti pazienti ed i loro famigliari si chiedono in che cosa consistono queste tecniche e dove si possono utilizzare. Il TMS fornisce risultati molto soddisfacenti ed è privo di disturbi collaterali. Nel nostro Centro cefalee e Neuropsichiatria vengono utilizzate tutte queste tecniche con cui si riesce ad aiutare in modo più completo e soddisfacente il paziente ad affrontare meglio, soprattutto nei soggetti che non rispondono ai farmaci la loro patologia. Queste tecniche vengono utilizzate ormai non solo nella depressione, ma anche in diverse forme di demenza, nel disturbo ossessivo compulsivo, nella fibromialgia ed in altre patologie. Per ulteriori informazioni contattate il numero 336.820244 Prof. Giovanni D’Attoma Specialista Neuropsichiatra, Psicoterapeuta, Medicina delle cefalee
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