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Bari
16 Dicembre 2025 - 14:31
La sede della Corte Costituzionale
BARI - La Corte costituzionale ha dato il via libera definitivo alla normativa della Regione Puglia che introduce la retribuzione oraria minima di 9 euro come requisito per le imprese che partecipano alle gare di appalto pubbliche. Con la sentenza n. 188, depositata oggi, la Consulta ha respinto il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, confermando la legittimità dell’impianto normativo regionale.
Nel dettaglio, i giudici costituzionali hanno dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Governo nei confronti dell’articolo 2, comma 2, della legge regionale pugliese n. 30 del 2024, così come modificata dalla successiva legge regionale n. 39 del 2024. Palazzo Chigi aveva impugnato la disposizione che fissa il livello minimo della paga oraria per i lavoratori delle imprese che aspirano all’aggiudicazione dei bandi pubblici.
La decisione della Consulta consolida quindi la scelta della Regione Puglia di inserire criteri salariali minimi tra i parametri di selezione negli appalti, con l’obiettivo di contrastare il dumping contrattuale e tutelare le condizioni di lavoro. Con il pronunciamento odierno, la Corte ha chiuso il contenzioso, lasciando pienamente operativa la normativa regionale.
Michele Emiliano ha subito commentato: “La Regione Puglia ha salvaguardato gli stipendi dei lavoratori impiegati negli appalti regionali. La Corte costituzionale ha rigettato l’impugnazione promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in accoglimento di tutte le eccezioni formulate dall’Avvocatura regionale. La Corte ha ritenuto quindi pienamente legittima la legge regionale pugliese n. 30/2024, che ha fissato la soglia retributiva minima a salvaguardia dei lavoratori assunti dalle imprese che partecipano alle gare bandite dalla Regione Puglia e dai suoi enti strumentali. Si tratta di una vittoria importantissima: la Puglia è la prima Regione che ha tutelato le retribuzioni, in mancanza di qualsivoglia analoga tutela da parte dello Stato”.
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