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Taranto

Federmanager: impianti DRI in fabbrica per un’acciaieria tutta elettrica

Uno studio già avviato nel 2021 indica la via per una produzione sostenibile: decarbonizzazione possibile solo con energia disponibile in loco e preridotto vicino ai forni

L'ex Ilva

L'ex Ilva

TARANTO - Una trasformazione radicale per l’ex Ilva, da anni al centro di conflitti sociali, ambientali e politici. È la direzione indicata dalla Federazione dei dirigenti della sede di Taranto, che già dal 2021 ha promosso lo studio “Acciaio Invisibile”, pensato per delineare il futuro della fabbrica siderurgica puntando su un modello “tutto elettrico”.

Il progetto, firmato da Michele Conte e Roberto Pensa, nasce con l’obiettivo di superare definitivamente l’ipotesi di un assetto “ibrido” mai realizzato e ormai ritenuto inadeguato. La proposta guarda a una produzione di acciaio interamente elettrica, in grado di ridurre drasticamente gli inquinanti e di dimezzare le emissioni di CO2, garantendo così sostenibilità e competitività.

Secondo gli autori, restare fermi su soluzioni parziali significherebbe alimentare nuove tensioni e rischiare un fallimento con conseguente spreco di denaro pubblico. «Solo una produzione pulita – sostengono – potrà rappresentare per Taranto un’occasione di rilancio condivisa».

Nella visione delineata, un nodo cruciale riguarda gli impianti DRI (Direct Reduction Iron), necessari per produrre ferro preridotto da inviare ai forni elettrici. La loro collocazione, spiegano, deve essere interna al perimetro della fabbrica. L’idea di realizzarli a distanza non risulterebbe sostenibile per ragioni tecniche ed economiche.

Le infrastrutture già presenti a Taranto, dai nastri trasportatori collegati al porto agli spazi di stoccaggio coperti, offrono condizioni favorevoli per l’installazione di questi impianti. Il preridotto inviato a caldo ai forni, fino a 600-700 gradi, consentirebbe un risparmio energetico fino al 25%, con minori costi di produzione, migliore resa metallurgica e una sensibile riduzione delle emissioni di CO2.

Lo studio sottolinea che la decarbonizzazione diventerà possibile solo se il sito disporrà di fonti energetiche locali, sia di gas naturale sia di elettricità prodotta anche da rinnovabili. In caso contrario, il rischio sarebbe quello di creare un impianto non competitivo sul mercato, con effetti negativi per l’intera economia del territorio.

Una posizione netta, quella avanzata dai dirigenti, che colloca Taranto tra le poche realtà europee pronte a scegliere con decisione la strada dell’acciaio pulito, a condizione che le risorse energetiche necessarie siano garantite in prossimità della fabbrica.

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