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Taranto

Rigassificatore, Di Bello frena: “No a decisioni al buio sul futuro della città”

Il consigliere comunale chiede il rinvio del voto del 30 luglio sull’accordo di programma: “Mancano documenti, valutazioni sanitarie e trasparenza. La città non può essere trattata con leggerezza”

Mirko Di Bello

Mirko Di Bello

TARANTO - “Non si può decidere il futuro di una città con questa leggerezza”. A lanciare l’allarme è il consigliere comunale Mirko Di Bello, che nel corso di un intervento in aula ha chiesto pubblicamente di rinviare il voto previsto per mercoledì 30 luglio sull’accordo di programma legato al futuro dell’ex Ilva. Le motivazioni, ribadite in un comunicato diffuso al termine della seduta, sono gravi e puntuali: assenza di documentazione, mancanza di valutazioni tecniche e sanitarie, nessun confronto con la cittadinanza.

Secondo Di Bello, al 25 luglio non è stato ancora trasmesso alcun testo ufficiale dell’accordo ai consiglieri. “Come si può deliberare consapevolmente senza neppure leggere il documento?”, domanda il consigliere, che denuncia un clima di opacità e pressione politica che rischia di forzare una scelta strategica senza i presupposti minimi di trasparenza.

Tra i punti più critici, il consigliere evidenzia l’assenza di un’analisi sull’impatto sanitario della nuova infrastruttura, sia sui lavoratori che sui residenti, e la totale mancanza di un piano di emergenza legato alla presenza, nell’accordo, di una nave rigassificatrice. “Siamo in una zona classificata a rischio industriale – sottolinea Di Bello – eppure si ipotizza di collocare una nave carica di gas liquefatto nello stesso porto dove attraccano le navi da crociera, senza alcuna valutazione del rischio e dell’impatto paesaggistico”.

Particolarmente dura la posizione sulla narrazione politica che presenta il rigassificatore come soluzione per la decarbonizzazione. Di Bello contesta questa tesi con un argomento tecnico: Taranto è già collegata alla rete nazionale del gas tramite metanodotti capaci di soddisfare il fabbisogno produttivo. “Insistere sul rigassificatore – afferma – appare non solo forzato, ma potenzialmente strumentale”.

Il consigliere, inoltre, lancia una provocazione al Governo: se davvero si vuole avviare una nuova stagione per l’industria siderurgica italiana, si abbia anche il coraggio di valutare lo spostamento degli impianti obsoleti fuori da Taranto. “Questa città ha già pagato un prezzo troppo alto – spiega – e ora ha diritto di decidere liberamente il proprio destino, non di subirlo ancora una volta”.

Tra le richieste principali poste da Di Bello figurano la sospensione immediata del voto, l’apertura di un percorso serio e partecipato con la cittadinanza e gli enti tecnici competenti, e la definizione di strategie concrete di riconversione economica, fondate su dati certi, piani di sicurezza, valutazioni ambientali e coinvolgimento democratico.

Taranto ha bisogno di verità e tempo, non di scelte calate dall’alto in nome di un’urgenza artificiale”, ha ribadito Di Bello, criticando l’assenza di chiarezza persino sull’identità dell’investitore che dovrebbe sostenere il processo di decarbonizzazione. “Quale transizione ecologica, se manca il soggetto economico pronto a firmare l’accordo?”, si chiede il consigliere, che denuncia il rischio di una manovra tesa a riattivare gli altiforni senza garanzie sui nuovi impianti.

Nel suo appello conclusivo, rivolto direttamente al sindaco Piero Bitetti, Di Bello chiede di non firmare nulla senza aver prima garantito tutte le condizioni di legalità, trasparenza e coinvolgimento pubblico. “Non è solo una questione di calendario – afferma – è una questione di dignità. Taranto ha già dato. Ora ha diritto di essere protagonista delle proprie scelte”.

La richiesta è chiara: no al rigassificatore, no agli impianti a carbone, sì a una visione nuova per Taranto, libera dai vincoli del passato e finalmente capace di costruire un futuro sostenibile, sicuro e condiviso.

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