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Lavoro nero, scovati 928 irregolari nel Barese: maxi operazione della Guardia di Finanza

Nei primi sei mesi del 2025 individuati 138 lavoratori completamente in nero. Colpite aziende agricole, tessili e un colosso della logistica con 572 dipendenti irregolari

La Guardia di Finanza di Bari

La Guardia di Finanza di Bari

BARI - Un bilancio allarmante quello tracciato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari, impegnato nei primi sei mesi dell’anno in una capillare azione di controllo economico del territorio. L’obiettivo: contrastare abusi nel mondo del lavoro e ridurre il fenomeno sempre più diffuso del sommerso occupazionale.

Gli esiti dei controlli parlano chiaro: 928 lavoratori irregolari individuati, di cui 138 completamente in nero, impiegati senza alcuna copertura contrattuale o contributiva. Le violazioni sono emerse durante oltre 100 interventi mirati, supportati da analisi di rischio e riscontri documentali incrociati tra i dati forniti agli enti e la realtà riscontrata sul campo.

A finire sotto la lente delle Fiamme Gialle sono stati soprattutto i comparti del settore primario e terziario, tradizionalmente più esposti all’irregolarità.

Nel mese di maggio, durante la campagna cerasicola nel sud-est barese, la Compagnia di Monopoli ha sorpreso 18 braccianti completamente in nero, intenti a lavorare in un fondo agricolo senza alcuna tutela o registrazione previdenziale.

Un'altra operazione significativa è stata condotta dalla Tenenza di Bitonto, che ha sanzionato una ditta specializzata nel confezionamento su misura di abbigliamento, attiva nel settore del conto terzi. L’ispezione ha fatto emergere la presenza di 10 lavoratori non assunti regolarmente, con criticità legate anche alla tracciabilità dei compensi erogati per le prestazioni.

Il colpo più duro è arrivato però dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, che ha smantellato una rete di intermediazione illecita di manodopera in ambito logistico. Nell’ambito di 3 diversi interventi, i finanzieri hanno accertato 572 posizioni lavorative irregolari, tutte riconducibili a una sola società del settore.

Questi dati restituiscono l’immagine di un sistema in cui il lavoro sommerso continua a produrre distorsioni gravi, alterando la concorrenza, sottraendo risorse pubbliche e sfruttando manodopera in condizioni di precarietà assoluta.

Secondo quanto evidenziato dagli investigatori, il ricorso al nero rappresenta una scorciatoia illegale per ridurre i costi di struttura e incrementare i profitti, ma a pagarne il prezzo sono i lavoratori privati di tutele, lo Stato e le aziende oneste penalizzate dalla concorrenza sleale.

Le attività di controllo, assicurano dalla Guardia di Finanza, proseguiranno senza sosta anche nei prossimi mesi, con l’obiettivo di tutelare il lavoro regolare e colpire ogni forma di sfruttamento e illegalità nel tessuto economico-produttivo del territorio.

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