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L'ex Ilva
06 Giugno 2025 - 12:56
Acciaio
"Il 2 aprile 2025 era stato varato il PIC, il Parere Istruttorio Conclusivo contenente le 477 prescrizioni tecniche per il rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) allo stabilimento ex Ilva di Taranto. Avrebbe dovuto segnare una tappa verso il controllo dell'inquinamento. Invece, è diventato il simbolo di una grave asimmetria procedurale e di un'evidente ingiustizia ambientale".
A scriverlo in una nota congiunta sono Legambiente Taranto e PeaceLink.
"Il procedimento" spiegano le associazioni "avrebbe dovuto proseguire con il passaggio del PIC alla Conferenza dei Servizi e poi al Ministero dell'Ambiente per l'emanazione del decreto autorizzativo. Ma qualcosa di strano è avvenuto. Quel parere istruttorio del 2 aprile non è mai stato ufficializzato. Non è stato messo a disposizione delle associazioni ambientaliste come PeaceLink o Legambiente, che pure partecipano formalmente alla procedura AIA e hanno presentato osservazioni puntuali". Le stesse associazioni lamentano che invece "il gestore dello stabilimento ha potuto leggerlo, analizzarlo e proporre un'ondata di modifiche criticando i costi eccessivi per l'applicazione delle 477 prescrizioni".
Nel contempo, viene sottolineato, Un nuovo PIC è stato prodotto il 4 giugno 2025, "riscrivendo quello che doveva essere un parere conclusivo. In tutto questo percorso a tappe forzate, alle associazioni ambientaliste non è mai stato ufficialmente comunicato né il primo, né l'ultimo PIC. Né hanno potuto leggere – e tantomeno controbattere – le proposte di modifica dell'azienda".
Legambiente e PeaceLink definiscono il procedimento "sbilanciato e opaco. Questa vicenda non è solo una questione tecnica o burocratica: è una questione etica e democratica.
Occorre ora chiedere con forza che il Ministero dell'Ambiente ristabilisca un equilibrio procedurale, rendendo immediatamente pubblici tutti i documenti, compresi i pareri forniti dall'Istituto Superiore di Sanità sulla Valutazione di Impatto Sanitario presentata dall'azienda, e riaprendo i termini per le osservazioni, affinché anche chi rappresenta la comunità colpita possa esprimersi".
Legambiente e PeaceLink chiudono rimarcando come "la vicenda del PIC Ilva ci interroga tutti. Ed è bene che di tutto questo sia informato anche il Tribunale di Milano che deve esprimersi sulla prosecuzione o meno dell'attività produttiva dell'area a caldo dell'Ilva alla luce della sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea".
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