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Sanità

Accordo dimenticato: la Fimmg attacca la Regione Puglia

Dura presa di posizione del sindacato dei medici di famiglia: “Firmato a settembre, ma mai ratificato. Così si mette a rischio l’intero sistema della medicina territoriale”

Un medico

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BARI - Un’intesa faticosamente raggiunta dopo mesi di trattative e firmata dai massimi vertici istituzionali, ma mai ufficialmente ratificata dalla Giunta regionale. È questo lo scenario che ha scatenato la protesta della Fimmg Puglia, il sindacato dei medici di medicina generale, che denuncia la mancata approvazione dell’Accordo Integrativo Regionale sottoscritto il 10 settembre 2024.

A lanciare l’allarme è il segretario regionale Antonio De Maria, che parla di un atto grave dal punto di vista istituzionale.
“Scopriamo dai giornali che l’accordo non è stato ratificato. Ci saremmo aspettati almeno una comunicazione ufficiale. Così si svilisce il valore delle firme istituzionali”, ha dichiarato con amarezza.

Il documento in questione avrebbe finalmente dato attuazione, dopo 13 anni, ai contenuti della Legge Balduzzi, consentendo la piena operatività delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) previste dall’Accordo Collettivo Nazionale.

“Se il testo è stato firmato dal Presidente Emiliano, dall’assessore Piemontese e dal direttore Montanaro, significa che tutte le verifiche di legittimità e copertura finanziaria erano state già effettuate”, ha sottolineato De Maria.
“Se la Regione intende apportare modifiche, può riaprire il confronto. Ma ciò non toglie che l’accordo firmato per noi resta pienamente valido”.

Il rischio, secondo la Fimmg, è concreto: senza ratifica, la medicina generale pugliese potrebbe perdere risorse già assegnate, con effetti pesanti sull’occupazione e sull’organizzazione dell’assistenza territoriale, già in sofferenza per la cronica carenza di personale.

“Non possiamo aspettare fino a maggio. La medicina del territorio ha bisogno di certezze ora”, ha concluso De Maria, chiedendo una convocazione urgente da parte dell’assessore alla Salute Raffaele Piemontese.

Un appello che suona come un ultimatum, in un momento in cui la tenuta dell’intero sistema sanitario regionale passa anche attraverso il rafforzamento dei servizi di prossimità e la valorizzazione del lavoro dei medici di famiglia.

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