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L'analisi
19 Marzo 2024 - 07:05
La sede della Provincia
Cinque seggi alla lista unitaria del centro sinistra, quattro a quella che fa riferimento al presidente Rinaldo Melucci, due seggi a Fratelli d’Italia e uno a Forza Italia: è questo il quadro che esce da queste arzigogolate elezioni provinciali di secondo livello.
Elezioni che non sono espressione diretta della volontà popolare e che, fino ad oggi, sono servite soltanto a trasformare la Provincia in una camera di compensazione o in una arena dove dare sfogo a ritorsioni politiche trasversali agli schieramenti. A dire il vero la Legge Del Rio, che aveva ridimensionato il ruolo delle province come via transitoria alla loro definitiva cancellazione, sembra destinata ad essere archiviata grazie alle già numerose proposte arrivate da pressoché tutti i partiti per ristabilire funzionalità e legittimazione popolare alle province. Esperimento fallito, quindi.
Ma al di là delle considerazioni generali, conviene soffermarsi sul quadro che esce dalla tornata elettorale alla Provincia di Taranto. Riepilogando: il centrosinistra (Terra Jonica) ha eletto Lucio Lonoce, Vito Parisi, Marco Natale, Maurizio Baccaro, Gregorio Pecoraro; la lista di Melucci (Comunità Jonica) ha portato in consiglio quattro consiglieri comunali di Taranto: Salvatore Brisci, Adriano Tribbia, Carmen Casula, Goffredo Lomuzio. Infine il centrodestra: Fratelli d’Italia ha eletto Roberto Puglia e Francesco Marra, per Forza Italia è stato eletto Raffaele Gentile. Come si vede, quindi, almeno formalmente il presidente Melucci non ha la maggioranza: fermo a soli quattro consiglieri su dodici. Il centrosinistra è fermamente deciso a fare opposizione anche alla Provincia, come al Comune capoluogo. Ecco allora che queste elezioni diventano dirimenti rispetto alle scelte che farà il centrodestra, soprattutto dopo che appena qualche giorno fa il bilancio della Provincia è stato approvato col voto favorevole di Forza Italia. La Provincia, insomma, diventa un banco di prova per il centrodestra – o parte di esso - per chiarire se è all’opposizione di Melucci o se, come si sussurra ormai da tempo, vi sarebbe una certa disponibilità a tenerlo in piedi, come dimostrerebbero le timidezze di Fratelli d’Italia e Lega nel fatidico giorno della raccolta di firme davanti al notaio o come sembrerebbe dal nuovo corso impresso nell’organizzazione dei Giochi del Mediterraneo, dove ora è molto netta l’impronta del ministro Raffaele Fitto.
In altre parole, il centrodestra dovrà chiarire se il cosiddetto “ribaltone” sia soltanto una suggestione cavalcata dal centrosinistra o se, effettivamente, esista una intesa sottaciuta per consentire a Melucci di galleggiare tanto al Comune quanto alla Provincia. Le vicende dei due enti sono dunque intrecciate e il nodo fondamentale dell’intreccio è la debolezza politica ormai strutturale del sindaco di Taranto e del Presidente della Provincia: da una parte appeso al voto di Luigi Abbate; dall’altra con appena quattro consiglieri dalla sua su dodici. Ma anche il centrosinistra ha le sue grane interne: non è passato inosservato, infatti, che alle elezioni non abbiano partecipato il sindaco di Grottaglie, Ciro D’Alò, e la sua maggioranza. Un dato politico significativo, nonostante il risultato ottenuto. Le reazioni Il presidente della Regione, Michele Emiliano, è categorico: «Se non ci fosse stato il ribaltone con l’aiuto dei transfughi del centrosinistra al Comune di Taranto, anche a Taranto sarebbe finita con una vittoria schiacciante del centrosinistra. Ciononostante anche nella provincia ionica la nostra lista è la prima quasi doppiando il centrodestra. Questa affermazione (il riferimento è al risultato complessivo in Puglia, ndr) ci lancia verso la vittoria nelle prossime elezioni regionali del 2025 nelle quali siamo già in campo con tutte le nostre forze».
Sulla stessa linea Cosimo Borraccino: «Lucio Lonoce, il candidato unitario del Pd, è il consigliere in assoluto più suffragato. Sconfitta l’armata brancaleone di Melucci che non ha la maggioranza in Provincia». Sul fronte opposto, completamente diversa è la lettura dell’onorevole Dario Iaia: «A differenza di quanto qualcuno - in maniera alquanto goffa ed affannosa - voglia far credere, è sufficiente un minimo di riflessione e di onestà intellettuale per rendersi conto che il risultato delle elezioni provinciali non può far cantare vittoria alla sinistra ed al Partito Democratico in particolare. Il voto di domenica, il cui esito è più che prevedibile se si considera che è l’espressione della composizione dei diversi consigli comunali della provincia, parla chiaro. Il partito che esprime il maggior numero di consiglieri provinciali è Fratelli d’Italia che ha conquistato, con una propria lista, due pesanti scranni. Al contrario, la lista “minestrone” del campo larghissimo Jonico ha eletto un solo consigliere provinciale del PD (che ricordo amministra ancora la maggior parte dei comuni della Provincia), mentre gli altri seggi assegnati alla stessa lista sono andati a candidati di varia estrazione, anche di area di centro-destra». «Noi proseguiamo - conclude il parlamentare di Fratelli d’Italia - sia in Città che in provincia, il nostro percorso di coerenza ed autonomia politica, al contrario di altri che - da un giorno all’altro - mutano la propria posizione politica a seconda delle direttive impartite da fuori provincia».
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