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Le richieste del Pm
19 Ottobre 2023 - 07:15
Carlo Maria Capristo
Sei anni per l’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo e quattro anni per i tre imprenditori di Bitonto, i fratelli Giuseppe, Gaetano e Cosimo Mancazzo. Sono queste le richieste di condanna formulate dal pubblico ministero della Procura di Potenza Gloria Piccininni a conclusione della sua requisitoria tenuta davanti alla Sezione penale del Tribunale di Potenza nell’udienza di mercoledì 18 ottobre.
Secondo la rappresentante della pubblica accusa, Capristo e gli altri tre imputati vanno condannati per tutti i capi di imputazione a loro carico. Il più pesante dei reati contestati riguarda un presunto tentativo di induzione indebita, accusa alleggerita rispetto a quella iniziale di tentata concussione nella precedente udienza del 5 ottobre. Le ipotizzate pressioni sarebbero state esercitate per interposta persona nei confronti della pm Silvia Curione che Capristo conosceva per aver diretto la Procura di Trani prima di essere nominato dal CSM procuratore a Taranto. Mentre le altre accuse riguardano presunte circostanze di falso consistite nell’attestare che l’ispettore di Polizia Michele Scivittaro era in servizio. Secondo la pm della Procura lucana, Capristo avrebbe inviato il poliziotto nonché suo autista Scivittaro nell’ufficio della pm Curione a Trani in quanto titolare di un’indagine su un presunto caso di usura nel quale erano coinvolti come vittime i tre fratelli Mancazzo, ritenuti sempre dell’accusa suoi amici.
L’inchiesta era scaturita da una denuncia degli stessi imprenditori che, è ancora la tesi accusatoria, l’invio del poliziotto avrebbe potuto orientare in una direzione favorevole alle tre parti offese. Invece la pm Curione l’ha archiviata, non cedendo dunque alle presunte pressioni. La tesi della pm di Potenza Piccininni è che l’ex procuratore di Taranto avrebbe esercitato le presunte pressioni attraverso il poliziotto per “un debito di riconoscenza”, come lei stessa lo ha definito testualmente, nei confronti dei Mancazzo. Ossia nel ricambiarli per avergli presentato i Pooh dopo un concerto tenuto dalla più longeva band italiana nell’agosto 2011 a Noci. Dopo quella presentazione, ha sottolineato la pm nella requisitoria, il batterista Dody Battaglia avrebbe anche partecipato ad una festa organizzata dall’allora procuratore di Trani.
Del concerto e dell’incontro con i cantanti è stato proprio Capristo a riferire in aula nelle sue dichiarazioni spontanee durante le quali, inoltre, ha respinto categoricamente l’accusa di aver inviato Scivittaro, sostenendo che evidentemente ci era andato a titolo personale, millantando di essere stato mandato a suo nome. Le altre imputazioni riguardano le false presenze in servizio del poliziotto, che ha patteggiato alcuni anni fa, uscendo dal procedimento.
Secondo il procuratore capo di Potenza Francesco Curcio, intervenuto brevemente nella requisitoria, si tratterebbe in sostanza di una sorta di “truffa del cartellino” anche se in questo caso l’ispettore non aveva il badge. Le attestazioni, secondo il procuratore, sarebbero state di competenza di Capristo e non dell’ufficio di gabinetto della questura di Taranto, tesi sostenuta dalla difesa che ha prodotto documentazione a riguardo. Nel dibattimento in corso davanti al tribunale di Potenza sono stati ascoltati come testimoni sia la pm Curione che suo marito Lanfranco Marazia, quest’ultimo all’epoca dei fatti (2018-2019) in servizio alla Procura di Taranto. I rapporti fra Capristo e Marazia, da quanto emerso dal processo, inizialmente sereni, tanto che il pm Marazia sarebbe anche andato a casa di Capristo, sarebbero successivamente cambiati diventando molto freddi, a quanto pare da entrambe le parti.
La pm Piccininni, nella sua lettura dei fatti, ha ritenuto che il pm Marazia avrebbe ignorato Capristo per evitare di rivelare l’indagine di Potenza dove era stato sentito a sommarie informazioni e poi forse temendo per la carriera sua e di sua moglie, entrambi giovani. Nella prossima udienza, in calendario mercoledì 22 novembre, la parola passerà alla difesa di Capristo e dei tre imprenditori che dovrà esporre le sue argomentazioni per confutare la tesi dell’accusa. Il 20 dicembre sono previste le eventuali repliche e probabilmente la sentenza da parte del collegio presieduto dal giudice Rosario Baglioni.
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