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Siderurgico
15 Ottobre 2023 - 06:44
L'ex Ilva ora Acciaierie d'Italia
Riceviamo e pubblichiamo.
Il problema Acciaierie di Italia è tornato fortemente all’attenzione dei media, dei sindacati dei lavoratori e del governo; il presidente della società, Bernabè, secondo le notizie, sembra aver rimesso il suo mandato nelle mani del governo dopo aver richiesto un urgente intervento sulla attuale critica situazione: la società non sta mantenendo gli impegni sui volumi produttivi e sugli investimenti.
La produzione di acciaio primario è strategica per il nostro paese, in quanto consente di produrre le qualità elevate di acciai indispensabili al settore manifatturiero; è assolutamente prioritario superare gli ostacoli che portano all’attuale produzione inferiore a tre milioni di tonnellate anno (allo stato attuale la fabbrica è autorizzata a produrre 6 milioni di tonnellate anno) e alla mancanza di liquidità con una gestione di Acciaierie di Italia con la sua sola cassa. Esiste una mancata regolare funzionalità degli impianti che è alla base anche della loro sicurezza, dovuta a: - limitatissimi acquisti ricambi. - Interventi di manutenzione ridotti al minimo ad impianti comunque degradati. - Ricorso alla cassa integrazione per un elevato numero di addetti. - Indotto in sofferenza sui pagamenti (in questi giorni le imprese hanno manifestato pubblicamente il crescente disagio). - Autorizzazione Integrata scaduta e dunque da rinnovare, scadenze di lavori AIA non rispettate. - Management operativo in forte difficoltà e frequente turnover.
In tutto questo, il gruppo dirigente in capo al gruppo Arcelor Mittal (che ricordiamo detiene il 68% della società ADI), nega la gravità dei fatti e mostra certezze per il futuro, di fatto incomprensibili nei modi e nei metodi. La situazione purtroppo è di una gravità senza precedenti. Di questo stato di impoverimento degli impianti produttivi, ne sono ben consapevoli le maestranze, i tecnici ed i dirigenti operativi che lo vivono nel quotidiano Chi scrive, quella fabbrica la conosce bene in quanto trattasi di dirigenti che, nel passato, hanno operato per decenni nelle varie aree operative in ruoli tecnici e manageriali e non si può pertanto non evidenziare come si sia perso, incomprensibilmente, così tanto tempo, in un percorso industrialmente non razionale, perdendo così risorse economiche di rilievo. Sono incomprensibili le ragioni che hanno portato i vari governi, che si sono succeduti, a non intervenire adeguatamente ed abbiano preferito prendere tempo.
Per la ripresa della fabbrica occorre dunque procedere immediatamente con un piano industriale ben definito, concreto, fattibile nei tempi e nei costi. Per fare questo la fabbrica possiede valenti tecnici e dirigenti, che se ben motivati, sono certamente in grado di riportare la fabbrica alla sua completa funzionalità e sostenibilità. Il piano deve essere inizialmente basato su un incremento delle produzioni con gli impianti attuali, con la marcia continua dei tre Altiforni, condizione indispensabile per la sostenibilità economica. Nel mentre si opera per il recupero di questo assetto produttivo (la fabbrica ne possiede già l’impiantistica necessaria), deve avviarsi subito una prima fase per la decarbonizzazione del processo. Nel piano industriale, deve essere dunque inclusa la realizzazione di un impianto DRI a metano da 2,5 Mt/anno con relativo forno fusorio elettrico, da rendere operativi a fine 2026, come base del processo di innovazione e ambientalizzazione dei processi, fortemente richiesto dal territorio e ormai condizione necessaria per sopravvivere nei mercati.
Per avviare tutto questo, va risolto, priorita riamente, quello che oggi è il principale problema e cioè l’assetto societario e finanziario. L’opacità dell’attuale assetto è certamente alla base e causa la situazione di stallo che impedisce il regolare funzionamento delle fabbriche da svariati anni (va infatti ricordato che oltre Taranto a subirne le conseguenze sono anche Genova e Marghera). Su questa criticità va fatta al più presto chiarezza e devono essere assunte decisioni responsabili, non più rinviabili: questo è un compito ed una responsabilità esclusiva dell’attuale governo che ha avuto il tempo per valutare la situazione e che oggi deve intervenire per evitare il disastro annunciato. Non si può più continuare a palleggiare le responsabilità: il tempo è ormai scaduto!
Federmanager Puglia
Delegazione di Taranto
Associazione Orizzonti
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