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L’acquario virtuale

Angelo Tursi

Angelo Tursi

Sono stati presentati martedì 11 ottobre, nell’ambito del Greenbluedays forum, i “Dialoghi su Taranto”, una serie di proposte per il cambiamento. Gli autori sono i membri del comitato scientifico-culturale del Piano strategico “Taranto futuro prossimo”. Del comitato fanno parte: Caterina Bagnardi, Loreto Gesualdo, Maria Luppino, Salvatore Marzo, Giuseppe Mastronuzzi, Angelo Mellone, Armando Spataro, Angelo Tursi. Oggi ospitiamo il contributo di Angelo Tursi. In qualità di membro del Comitato Tecnico- Scientifico per l’attuazione del Piano Strategico di Taranto, sto fornendo il mio supporto prevalentemente sugli aspetti riguardanti le numerose problematiche ambientali connesse al territorio di Taranto, tanto in ambiente marino quanto in ambiente terrestre. L’ambiente è uno dei tre temi di sviluppo del Piano Strategico insieme al mare ed alla cultura. Sono questi tre aspetti importanti, nell’ottica di una nuova prospettiva di sviluppo di Taranto e del suo territorio, su cui occorre puntare, per la vastità di risorse di cui la città dispone. Per tale motivo, ho voluto dedicare questo mio contributo interamente ad un progetto importante per la nuova vision della città, che racchiude in sé ed enfatizza molti degli aspetti legati allo sviluppo dei temi strategici previsti nel Piano Stra-tegico e che, se correttamente realizzato e portato a compi-mento, potrà valorizzare enormemente la capacità attrattiva della città di Taranto. Mi riferisco al Centro Immersivo digitale dedicato al Medi-terraneo (precedentemente definito Acquario Virtuale) che sorgerà all’ interno di una struttura militare dismessa presente lungo la ex banchina Torpediniere che si affaccia diretta-mente sul Mar Piccolo e sarà collocata all’interno del Parco progettuale di storia e cultura del Mare. Il Centro Immersivo sarà un attrattore internazionale in cui sarà possibile svolgere numerose attività rivolte ad un pubblico eterogeneo e vivere anche esperienze di conoscenza scientifica. Insieme al team del Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari, mi sto occupando di fornire supporto sui contenuti scientifici inerenti in particolare aspetti connessi alla biologia ed ecologia marina. Il Centro Immersivo, infatti, permetterà di conoscere il mondo marino in profondità e la storia del Mar Mediterraneo e dei Mari di Taranto in particolare, attraverso contenitori espositivi che sensibilizzeranno i visitatori sui temi della vulnerabilità degli ecosistemi marini, dei cambiamenti climatici, oltre che sulla necessità di preservare un ricchissimo patrimonio culturale del Mediterraneo. Alla riflessione sui contenuti scientifici che dovranno carat-terizzare questo Centro Immersivo, occorre far precedere, a mio avviso, una riflessione altrettanto fondamentale per comprendere la novità di una simile infrastruttura di conoscenza e della sua modalità fortemente innovativa di comunicazione. Ritengo infatti che sia necessario ed indispensabile partire da questo punto onde rimuovere le numerose perplessità che potrebbero insorgere nell’identificazione della unicità e della novità che sarà rappresentata dal presente Centro Immersivo. La costruzione di un Acquario Virtuale nella città di Taranto, impone una serie di riflessioni su alcuni punti nodali che devono essere affrontati e risolti onde evitare scarsi risultati. Resta altresì inteso che allo stato attuale non è stato ancora definito il contenuto globale delle varie sezioni del Centro per il quale sarà necessario dedicare ulteriori approfondimenti con la partecipazione di competenze disciplinari diverse da quelle del sottoscritto. La mia relazione pertanto è inerente soltanto l’aspetto conte-nutistico riguardante la parte relativa alla biologia marina, per questo utilizzerò il termine di “acquario virtuale” per meglio rendere il concetto degli spazi espositivi che interesseranno i contenuti della biologia marina. Perché un acquario virtuale? La risposta a questa domanda non è semplice da fornire. In alternativa si potrebbe chiedere: “perché non un acquario tradizionale con organismi viventi immersi in acqua di mare?” Il perché va ricercato in vari fattori fra cui il costo molto elevato di gestione di un acquario tradizionale. In secondo luogo, va segnalata la mutata sensibilità dei cittadini nei riguardi del far sopravvivere degli animali in cattività, siano essi vertebrati o invertebrati. Ciò non esclude, ovviamente, la possibilità di poter tenere, nella stessa struttura, anche alcune vasche di acquario in cui far vivere (e non sopravvivere), alcune specie di invertebrati marini più facilmente adattabili e che potrebbero venire direttamente a contatto con alcuni dei visitatori (es. bambini). Questi ultimi, sotto la guida di un docente tutor potrebbero apprendere il ruolo di tali specie nell’ambito degli ecosistemi marini e perché vadano protetti e tutelati. Sarebbe questa l’unica eccezione al Virtuale e che potrebbe aver lo scopo di far comprendere ai visitatori ancora meglio il perché si sia optato per un Acquario Virtuale (concetto di sostenibilità am-bientale). Realtà virtuale e totale immersività La vision contenutistica del centro Immersivo non sarà ridotta alla semplice esposizione di immagini o video di organismi e di ambienti marini la cui disponibilità è illimitata sulla rete Internet. Ambienti sottomarini, strumentazioni che sembrano uscite da un film di fantascienza, organismi rari e viventi anche nelle maggiori profondità oceaniche, oggi sono reperibili, con un limitato sforzo, sulle reti informatiche. Si vuole piuttosto puntare a colpire l’immaginazione del vi-sitatore, in un contesto di narrazione totalmente immersivo: ogni individuo possiede altri sensi oltre la vista (es. l’u-dito, l’olfatto, il tatto e, perché no, anche il gusto) e questi potrebbero essere opportunamente eccitati durante la visita rimandando alle sensazioni che si avvertono a contatto con l’ambiente marino. Gli schermi, utilissimi e alcuni anche in 3D, devono essere associati ad altri sistemi di proiezione di immagini marine che vanno dai colori (celeste, azzurro, nero) alle torbidità delle acque portuali ecc. attraverso l’utilizzo della realtà virtuale (da non confondere con la realtà aumentata, che semplicemente potenzia la percezione del mondo reale grazie a contenuti digitali aggiuntivi, a cui si può attingere grazie ad un semplice smartphone), di quella immersiva e della VR POV, le quali consentono, grazie a dispositivi informatici, una immersione completa nella simulazione. L’utente viene isolato dall’ambiente esterno e trasportato nella realtà parallela riprodotta grazie ad una serie di accessori, quali visori per la vista, guanti per il tatto e auricolari per l’udito che permettono di accedere in modo dinamico interagendo con una serie di contenuti preordinati esplorabili in un mondo verosimile parallelo. I visori possono essere del tipo che consente solo di assecondare i movimenti della testa e guardarsi intorno (difatti se ne consiglia la visione da seduti) o con i quali si può invece muoversi, avvicinandosi agli oggetti e interagendo con essi; i visori sono in grado di leggere il movimento oculare e di conseguenza creare una profondità di campo. Ulteriore alternativa all’uso di questi dispositivi, è la possibilità di una vera e propria immersione virtuale, in cui l’ambiente viene ricreato digitalmente intorno all’utente, con un impatto emotivo immenso; l’utente è seduto in una sorta di arena sferica, senza indossare alcun dispositivo, ed è totalmente avvolto nelle immagini di un display LED immersivo, disposto tutto intorno a lui, con suoni provenienti da tutte le direzioni (con effetto doppler, aumentando con l’avvicinarsi e diminuendo allontanandosi), simulazione di vento o nebulizzazione di acqua (ad es. passando sotto una cascata); la sensazione è letteralmente quella di volare con il protagonista della visione o, nel nostro caso, potrebbe essere quella di nuotare insieme ad un branco di delfini. La scommessa che si può tentare di vincere con un Acquario Virtuale è quella di evitare di trasformare la visita in un percorso in cui vengono date risposte per le quali l’utente non aveva fatto alcuna domanda. In genere cioè si mostrano negli acquari organismi ed ambienti opportunamente ricostruiti senza porsi la domanda se i visitatori volessero vedere altre realtà sottomarine. Un acquario tradizionale sotto questo aspetto è fortemente rigido ed ogni sua evoluzione e modifica comporta un costo strutturale non indifferente. Molto diverso è, viceversa, quello che può fare un Acquario Virtuale attraverso cui si deve proporre un percorso culturale, possibilmente scelto dallo stesso visitatore, al termine del quale, sia pure in maniera subliminale, egli ha appreso elementi della sostenibilità ambientale. Personalmente ritengo che un acquario virtuale debba orientare i propri contenuti verso obiettivi più importanti nel settore della diffusione della cultura della sostenibilità e che soltanto in casi specifici, si possa mostrare organismi rari e/o mostruosi a vedersi ma con la finalità di parlare di biodiversità, di rarità di alcune specie, del loro ruolo e dell’importanza di lasciarli sopravvivere e quindi evitare di catturarli soltanto per mostrarli ai visitatori. Si evidenzia infatti che il tasso di mortalità in acquario di questi organismi marini, soprattutto se profondi, è estremamente elevato. Il successo potrà avvenire soltanto se coloro che hanno visitato in una mezza giornata (almeno 2-3 ore) la struttura, all’uscita, manifestano chiaramente la voglia di rientrare il giorno dopo o successivamente, per vedere altre cose. Quindi il Centro Immersivo non può restare immobile nelle sue mostre per più di un mese e deve poter predisporre annualmente un programma nuovo ed aggiornato. Esso non può pertanto essere distaccato dalle strutture scientifiche del territorio (innanzi tutto le Scuole e le Università) insieme agli Enti territoriali (in primis Comune e Regione) che devono assistere nel tempo la struttura nella sua evoluzione tecnologica nonché nella scelta dei suoi contenuti comunicativi. La visita al centro immersivo dovrà essere in grado di suscitare un interesse diretto e individuale, e quindi spontaneo, che deve portare il visitatore ad esprimere il desiderio di “andare per mare”. Ecco allora che le pareti fisiche scompaiono e devono dare spazio alla visita per mare, in grado di far continuare quel “viaggio” culturale e marinaresco che il visitatore ha iniziato al momento dell’acquisto del biglietto. Contenuti del centro immersivo Si immagina un ambiente unico nel suo genere, in grado di permettere sensazioni multi-sensoriali connesse al mare (vista, tatto, odori, suoni). Il visitatore deve avere l’illusione di entrare in acqua, o meglio sott’acqua, dove i rumori, le sensazioni tattili e le immagini gli devono fornire l’illusione di nuotare nel mezzo acquatico. Egli sarà dotato di guanti, di cuffie e di occhiali e di altri strumenti di cui dispone la tecnologia attuale e guarderà le immagini che verranno proiettate sugli schermi o direttamente nei suoi occhiali, avendo la sensazione di trovarsi all’interno del mare. Si potrebbero organizzare visite a temi (perché no, anche a richiesta), organizzando giornate dedicate, ad esempio, a Taranto e alla storia dei suoi mari, oppure ad ambienti estremi, oppure ad organismi particolari di cui tanto si parla (dalle tartarughe marine ai Cetacei, a Pinna nobilis o a Posidonia oce-anica) e questo favorirebbe certamente il ritorno dei visitatori incuriositi da altri possibili percorsi. Qualora la tecnologia moderna lo possa permettere, i visitatori potrebbero vedere realtà differenti nella stessa struttura sebbene in camere e sale diverse. In una sala didattica dedicata, potranno essere presenti solo pochi organismi viventi, dove i bambini possano essere guidati da un tutor nei primi contatti con l’ambiente sottomarino, bagnandosi le mani e potendo toccare, leggermente, i vari organismi senza determinarne un impatto reale. Questa sala potrebbe essere pensata anche per gli ipovedenti o per i di-versabili a cui non può essere fornita la visione delle immagini virtuali. Ovviamente per la progettazione di questa sezione occorrono competenze specialistiche. Grazie ad un lavoro che potrebbe essere messo in pratica da una squadra di neo laureati di varie discipline (umanistiche e scientifiche), è possibile realizzare in breve tempo una mediateca (biblioteca di didattica) dapprima dei mari di Taranto e della sua storia e poi via via di altre tematiche sempre inerenti il mare. Questo permetterebbe a studenti di vario ordine e grado, di accedere ad una biblioteca virtuale che costituirebbe un’altra valenza importante per la struttura. Aggiornamenti continui e attrattivi Una struttura come questa rischia di invecchiare molto velocemente. Le tecnologie della comunicazione hanno uno sviluppo estremamente rapido ed oggi sono permesse cose che solo un anno fa erano impossibili. Questo fa presupporre la possibilità che nel prossimo futuro (e quindi nel tempo di vita dell’Acquario Virtuale), con velocità esponenziale, miglioreranno le tecnologie informatiche connesse a queste proble-matiche. Ritengo pertanto che una stretta collaborazione sia con le sedi locali di Informatica (UNIBA, POLIBA, UNISALEN-TO) e sia nazionali (es. Università di Torino) insieme alle start up e alle società notoriamente riconosciute per queste tecnologie, devono rappresentare il vero motore alle spalle di questa iniziativa. Premiare ogni anno il miglior filmato o la sede che meglio ha contribuito allo sviluppo dell’Acquario, potrà rappresentare un elemento di grande utilità. Analogamente, questa stessa struttura non può essere separata dalla ricerca nei settori umanistici della Comunicazione, della Formazione nonché, fondamentale, dell’Ecologia Marina. Ritengo che questa collaborazione debba essere strutturale sin dal primo giorno in cui si inizia a programmare contenuti e contenitore e mezzi di comunicazione perché il rischio di farsi la domanda e darsi autonomamente la risposta è mol-to elevato soprattutto da parte dei ricercatori esperti nei vari settori. Mai come in questo caso è indispensabile una vision trasversale che parta dalla domanda per giungere ad una ri-sposta condivisa e condivisibile tra i vari artefici del progetto che non sono né gli informatici né i biologi marini né i forma-tori da soli, bensì sono l’insieme di queste ed altre ulteriori competenze. Per tutto quanto è stato precedentemente scritto, è evidente che queste tematiche potrebbero rappresentare un primo nucleo di percorsi di visita ma che ad essi potrebbero/dovrebbero essere periodicamente aggiunti nuovi contenuti utilizzando le più moderne tecnologie che annualmente vanno aggiornate. Angelo Tursi Professore Ordinario di Ecologia Università degli studi di Bari
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