Mi rivolgo a Lei, caro Sindaco, e naturalmente agli Assessori ai beni culturali e alla Cultura nel suo più significativo valore, quale “memoria” del passato, nella sua forma ed essenza custode della storia eterna di una città; mi rivolgo ora direttamente a Lei, a nome di non pochi amici e tenaci assertori del passato glorioso e dimenticato, perché possa un lembo di quel passato essere restituito al culto della civiltà che onora una città e la rappresenta nel consorzio delle umane forze morali, etiche e culturali. Punto di partenza: quel breve, ma glorioso fiume Galeso. Sono anni ed anni che personalmente e non solo, combatto e spero che quel breve corso d’acqua celebrato dai poeti più illustri nel mondo latino e dal nostro D’Aquino e poi da Pascoli e da altri poeti più vicini alla nostra epoca. Quel corso d’acqua così glorioso è abbandonato, umiliato, sacrificato alla sporcizia e alla ineducazione e alla incultura di non pochi tarantini. Ripeto ancora una volta che il nostro Galeso è significativo quanto il Tevere; un fiume celebrato da Virgilio e Orazio ridotto a pattumiera da tempo! È un sacrilegio. È l’immagine, caro Sindaco, anche nella nostra incultura. Conosco che non dipende tutto da Lei e che occorre del tempo perché si convergano talune idee e dovute conoscenze sul territorio ove scorre il nostro Galeso. È anche vero che dopo pochi giorni di ripresa da parte della Provincia tutto è rimasto nell’anonimato; è Taranto ciò che si appresta a diventare tra qualche anno capitale del mare, proprio con il Galeso, che si affaccia sul mar Piccolo, diventerebbe il simbolo della più alta resurrezione della stessa comunità tarantina. Caro Sindaco, prenda anche lei le redini in mano, insieme a Provincia e Regione, o altri enti, perché si consideri finalmente che quella zona che potrebbe essere un giardino internazionale di cultura antica non sia lasciata ai pipistrelli della notte. È da sempre che noi lottiamo perché quel corso d’acqua sia restituito dalla sapienza antica alla cultura moderna. Di recente l’ammiraglio Fabio Caffio è tornato ad illustrare storicamente quel breve e glorioso scorrere di acque, ma io ricordo ancora le parole della già direttrice del museo Nazionale di Taranto, la dottoressa Degl’Innocenti: “Questo che ho notato in Taranto è proprio, a volte, un disamore per la città”. Parole chiare e per tanti aspetti veritiere. Ma come Lei ben comprende, caro Sindaco, certe forme di popolo vanno educate attraverso proposizioni culturali evidenti ed al tempo stesso veritiere a quella sapienza che può venire solo dietro l’autorevole organizzazione di chi dirige la città insieme alla Provincia, alla Regione e ad altri enti. Ricordo che chi prese a petto la vicenda del Galeso affinché non si costruisse un ponte, che fu costruito per un’autostrada, il dottore Antonio Rizzo. Una battaglia fu quella che purtroppo non fu sorretta, e quindi non continuata. Ripeto, l’orgoglio di una città è nel culto e sentimento del passato, di tutto il passato glorioso, del quale eterna forma è proprio il Galeso. E noi, cittadini di Taranto, in attesa porgiamo al Sindaco, e ai suoi più vicini operatori, il nostro augurio ed il nostro voto di realizzazione e compimento. E che non sia un eterno vano pensiero!
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