Cerca

Cerca

REALISMO MAGICO

Barberia

di Stefano Torti

Bovindo

Bovindo – racconti da leggere, autori da scoprire è la rubrica dedicata a chi desidera far conoscere la propria voce letteraria e condividere il piacere del racconto breve.
Ogni giorno, dal lunedì al venerdì, Bovindo propone un nuovo racconto, scelto tra autori esordienti e scrittori già affermati, offrendo ai lettori uno sguardo privilegiato sulla narrativa italiana contemporanea: una finestra luminosa da cui osservare il mondo attraverso tante piccole grandi storie.
Gli autori interessati possono inviare all’indirizzo bovindo2025@gmail.com il proprio racconto indicando nome, cognome, luogo di residenza e contatto telefonico. I testi, in lingua italiana e a tema libero, non dovranno superare le quattro pagine (formato A4, file Word). Sono ammessi racconti editi o inediti, senza limiti di genere. Per ulteriori informazioni: cellulare 327 1371380. Bovindo è uno spazio aperto e inclusivo, dove la scrittura respira, il talento si riconosce e ogni voce trova il suo lettore.


Barberia

di Stefano Torti

k

Lui è un barbiere apprezzato dai suoi clienti per la radicata abitudine al silenzio durante il lavoro.
In realtà, nella barberia non c’è mai silenzio, ma un sottofondo musicale a volume basso, senza pubblicità o notiziari.
Quando ereditò la bottega dallo zio – fratello di suo padre Ippazio, disperso in guerra senza aver conosciuto il figlio Nicolino – fece installare la filodiffusione, e oggi, sempre in linea con i tempi, usa Spotify.
Sempre e solo musica: l’unica che favorisca nel lavoratore la concentrazione e nel cliente il relax.
Ma se lo stesso cliente inizia a parlare, Nicolino il barbiere si apre con un flusso incredibile di parole.
In fondo, le persone dalla natura contemplativa come lui sono innamorate del pensiero. Lo esercitano con la lettura di libri e quotidiani e, inconsciamente, costruiscono il tesoretto di parole necessario per poter piacevolmente dialogare.
I contemplativi, peraltro, sono spesso in difficoltà a prendere decisioni, perché esaminano in modo esaustivo ogni opzione e si fidano sempre di tutti. Per loro gli uomini sono buoni per definizione e pieni di gratitudine per gli altri.
Il nostro barbiere risulta così molto saggio ma incerto nelle scelte, e spesso lontano dalla realtà della vita che si svolge fuori dalle mura della bottega. È un buonista patologico, disarmato nella giungla della vita, ove solo ogni tanto trova qualche brav’uomo. Per il resto, è in difficoltà nella bolgia quotidiana.
Quel giorno tirava un caldo scirocco, e la pioggia sottile dal mare bagnava il lastricato della piazza.
Un cappello lasciò la testa del passante per svolazzare, inseguito dal proprietario che si agitava con improbabili gesti comici. Volantini pubblicitari e poche foglie facevano compagnia al cappello volante.
Sulla piazza affacciavano l’ingresso del piccolo negozio e la Chiesa Madre, orgoglio del paese per l’antico organo e i dipinti del secolo passato di un misconosciuto maestro pittore.
La barberia, inoltre, fronteggiava un palazzetto settecentesco che aveva conosciuto tempi migliori. Vi abitava una famiglia dell’aristocrazia decaduta, ormai ricca solo della bellezza dell’ultima giovinetta della casata.
In paese tutti ne erano innamorati, ma lei, sdegnosa, rifiutava ogni corteggiamento, conscia dell’assoluta necessità – per il bene della famiglia – di un matrimonio di convenienza con qualche benestante, non certo con qualche paesano innamorato ma squattrinato.
Talvolta amava giocare con le finestre della sua stanza, indirizzando il riflesso del sole dei vetri sull’ingresso della bottega del barbiere: un gesto giocoso, un dispetto per infastidire i clienti nelle sue intenzioni, ma per Nicolino, adolescente, un immaginifico segnale di giovanile amore, con conseguenti pene di cuore.
Il cartello blu BARBERIA, con i caratteri bianchi maiuscoli, era sormontato da un cilindro a fasce diagonali bianche, blu e rosse. Entrambi spiccavano nel giallo dominante delle costruzioni circostanti.
Il cilindro girava ancora, dopo oltre sessant’anni, dalle 7.30 alle 13.00 e poi di nuovo dalle 15.30 alle 19.00, tutti i giorni feriali, escluso il lunedì e anche la domenica mattina, ma solo fino a quindici minuti prima della Messa Grande, quella seguita con devozione dal nostro barbiere.
Quel giorno, nonostante la pioggia leggera e il vento dispettoso, l’insegna roteava festosa, come fosse la bandiera di un famoso barber shop newyorkese, e attirò lo sguardo curioso di un anziano barbuto forestiero.
Vento e pioggia cessarono improvvisamente: apparve il sole quando egli entrò con passo deciso, mostrando un portamento antico, quasi militare.
Non parlò né salutò, se non emettendo un incomprensibile mugugno; sedette stancamente sulla poltrona più vicina all’ingresso.
Nicolino l’osservò, colpito da una occulta familiarità nell’aspetto del nuovo cliente, e non aggiunse nulla all’abituale:
«Buongiorno! Come posso servirla?»
Il forestiero indicò la barba e poi i capelli, e con l’indice e il medio della mano destra atteggiati a forbice aprì e chiuse due volte le dita, senza parlare.
Il nostro barbiere iniziò, silenzioso, la sequenza dei gesti professionali: camice fresco di bucato a coprire corpo e abiti del cliente, ovatta al colletto, pettine, sguardo attento per individuare il taglio futuro dei capelli, forbice e di nuovo pettine, poi macchinetta sul collo, ancora forbici e pettine, poi rasoio per gli ultimi ritocchi intorno alle orecchie e alle basette.
Per finire attaccò la barba con schiuma e pennello, poi rasoio affilato sul cuoio.
Si fermò solo quando, appena rasato, il viso fu illuminato dal raggio di sole riflesso dalla finestra della camera da letto della nobile decaduta, non più ragazza.
Si accorse allora colpito dalla luce improvvisa, di essere immobile e di aver vissuto tutto nei pochi istanti di lucidità concessi da sedativi e antidolorifici, mentre era disteso sul letto della rianimazione.
«Nicolino, vieni» disse il forestiero, il viso illuminato, dalla poltrona della barberia.
«Arrivo, papà» rispose lui, contento, con voce greve.
Spense la luce, il cilindro a strisce colorate; uscì dalla bottega e, per sempre, dal suo corpo.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori