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FANTASCIENZA
12 Novembre 2025 - 06:01
Bovindo – racconti da leggere, autori da scoprire è la rubrica dedicata a chi desidera far conoscere la propria voce letteraria e condividere il piacere del racconto breve.
Ogni giorno, dal lunedì al venerdì, Bovindo propone un nuovo racconto, scelto tra autori esordienti e scrittori già affermati, offrendo ai lettori uno sguardo privilegiato sulla narrativa italiana contemporanea: una finestra luminosa da cui osservare il mondo attraverso tante piccole grandi storie.
Gli autori interessati possono inviare all’indirizzo bovindo2025@gmail.com il proprio racconto indicando nome, cognome, luogo di residenza e contatto telefonico. I testi, in lingua italiana e a tema libero, non dovranno superare le quattro pagine (formato A4, file Word). Sono ammessi racconti editi o inediti, senza limiti di genere. Per ulteriori informazioni: cellulare 327 1371380. Bovindo è uno spazio aperto e inclusivo, dove la scrittura respira, il talento si riconosce e ogni voce trova il suo lettore.
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George era seduto al parco, in una bella giornata di sole, sotto il cielo terso. Ripensava a tutto quello che lo aveva portato lì, agli ultimi trent’anni (che erano la quasi totalità dei suoi anni). Ricordava una madre e un padre che si affannavano a lavorare – non ricordava più nemmeno a cosa – per mantenere la famiglia fra mille difficoltà. Ma poi…
La rivoluzione era arrivata: macchine e intelligenze artificiali erano diventate in grado di svolgere qualunque cosa in tempi più brevi e con risultati migliori rispetto a qualunque essere umano.
La povertà sparì dal mondo grazie a una redistribuzione delle risorse guidata dalle stesse IA, che portò a creare il reddito universale in tutto il pianeta: nessuno avrebbe più avuto la necessità di lavorare in alcun campo. Gli esseri umani erano liberi.
E tutti gli esseri umani potevano dedicarsi corpo e anima a qualunque passione, desiderio o interesse che toccasse i loro cuori o le loro menti. E allora, si domandava George guardando attraverso lo schermo del suo omniphone, cosa ci faceva seduto al parco anche oggi, a scorrere contenuti su MechaGram e su Mech-tok?
George si guardò attorno. Il parco del suo quartiere era pulito, curato fino all’ultimo filo d’erba: il verde rilassante del prato si univa all’azzurro del cielo tramite le macchie di colore degli alberi e delle loro fioriture. E sulle panchine, la sua generazione. Uomini e donne che si godevano quell’aria pulitissima – da dietro lo schermo degli omniphone. Il suono di una notifica interruppe i suoi pensieri, ed automaticamente abbassò lo sguardo verso lo schermo.
La foto di un bellissimo fiore: una enorme camelia rosa, pubblicata dalla sua «amica» LiLLa-LiL. LiLLa-LiL pubblicava sempre foto di fiori, e a lui piacevano molto. Passava ore a vedere immagini di fiori e paesaggi naturali.
Si mise a scorrere un po’ di contenuti, forse per qualche minuto, forse per una mezz’ora. Il senso del tempo era diventato molto evanescente, per lui, negli ultimi anni. Abbassò di nuovo l’omniphone e successe qualcosa di strano. La foto della camelia era ancora davanti ai suoi occhi. Provò a scorrerla con la mano libera, con la mascella leggermente calata e lo sguardo inebetito, ma la camelia non si spostava. Un bug? Poi strizzò gli occhi e comprese.
La camelia – una vera – era davanti a lui. La situazione gli strappò un microscopico sorriso sul lato destro delle labbra, poi quella leggera euforia fu sostituita subito da una preoccupazione: si ricordò che la sua IA medica gli aveva sconsigliato di passare quotidianamente più di sei ore davanti all’omniphone. Ma anche quella sensazione passò rapidamente per lasciare posto a un dubbio: quella camelia era sempre stata lì? Davanti a lui? Per qualche ragione, George non riusciva a distogliere gli occhi dalla camelia. La guardò meglio. Poi capì: quella non era “una” camelia, era “la” camelia! Quella della foto! Quella che LiLLa-LiL aveva appena pubblicato su MechaGram! Questo significava una cosa: LiLLa-LiL era lì vicino! …Ma dove? George controllò le posizioni GPS sull’omniphone. Perfetto: anche LiLLa-LiL aveva lasciato attiva la posizione per i suoi contatti! Era molto, molto vicina! Verso la sua sinistra… George si girò e poi… D’un tratto, le indicazioni sullo schermo – dopo un leggero impatto – erano state sostituite dalla sua mano aperta, seguita da rumori di caduta e rottura di piccoli oggetti.
Poi subito un «Nooo!» di una voce femminile, e due omniphone incrinati e spenti al suolo. 
Erano il suo e quello di… una ragazza? Con la quale si era accidentalmente scontrato mentre guardava lo schermo? La ragazza si chinò al suolo, inveendo contro le compagnie produttrici degli omniphone che li spacciavano per “indistruttibili”. «...LiLLa-LiL?»
La ragazza si arrestò e guardò verso George, con i suoi occhi azzurri. Un leggero vento spostò delicatamente i suoi capelli verdi. Un attimo che durò per molto. Un attimo in cui George realizzò di non ricordare come si faceva a conoscere una persona partendo solamente dai suoi occhi, senza sapere niente di lei o lui, senza una scheda di presentazione su un’app di dating, senza un profilo su cui indagare, senza un rassicurante schermo a fare da intermediario.
«GEO-King? Sei tu?» replicò la ragazza.
«...George» – disse – «Mi chiamo George».
«Valentine.» Rispose lei, cercando di accennare un sorriso.
«Mi dispiace per gli omniphone, è un bel guaio...» si scusò George, sforzandosi di evitare il silenzio.
«Già… ma come abbiamo fatto?»
«La verità è che…» – Aspetta, George. Aspetta! Davvero vuoi dirle che la stavi cercando?!? Ti prenderà per uno stalker malato, di quelli di cui si legge continuamente sulle news, e ne avrebbe tutte le ragioni, e…
«Avrei fatto meglio a cercarti guardando fuori dallo schermo, ecco la verità», disse Valentine.
«Tu… mi stavi cercando?» – George era l’immagine dello stupore.
«Ecco, adesso mi prenderai per una stalker...»
George la interruppe subito: «No no no! Assolutamente! È che, vedi, la camelia, quella! Io… perché mi piacciono le camelie… non solo le camelie, i fiori, e qui ci sono, e tu pubblichi sempre foto bellissime e…»
Valentine lo guardava sgomenta, e George si zittì bloccando il respiro. Dopo un attimo di silenzio… una risata. Una lunga e rilassata risata, tra due persone. Poco lontano, un ragazzo li osservava da dietro gli occhiali da sole. Sam non riusciva a staccare gli occhi di dosso a quei due: la tizia coi capelli verdi e il tizio secco e impacciato con i capelli a caschetto. Lo avevano disturbato, proprio mentre stava vedendo un divertentissimo reel su Mech-tok. Perché non riusciva a smettere di guardarli?
Mentre i due parlavano – sicuramente di lì a poco si sarebbero scannati per i due omniphone rotti – Sam riuscì a capire cosa, esattamente, lo avesse infastidito. Quella risata. Erano ore che Sam, da dietro i suoi occhiali da sole, guardava reel divertenti – senza ridere. E la sua mascella calò leggermente mentre i due se ne andavano parlando fra loro, con lei che gesticolava stranamente, come a disegnare qualcosa su un foglio immaginario – e senza scannarsi!
Cosa diavolo era appena successo…??
Sam si tolse gli occhiali. Si guardò intorno. Da quanto il parco era così bello?
Seduto accanto a lui c’era un ragazzo – un tipo molto carino – che non staccava gli occhi dall’omniphone. Sam lo guardò per un po’, senza che lui se ne accorgesse. Poi… Sam si alzò di scatto, urtandolo e facendogli quasi cadere l’omniphone.
«Ma che…?» – sbottò il ragazzo.
I due si guardarono per un attimo, e Sam subito si scusò.
E poi, con un grande sforzo, tirò fuori un sorriso.
E dopo poco, sorrisero in due.

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