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Taranto

Intitolata una piazza a Francesco Vaccaro: “Il suo esempio resterà guida per il quartiere Tamburi”. Le foto

Scoperta la targa dedicata al giovane tarantino scomparso, ricordato dalla famiglia, dal Comune e dalla comunità come simbolo di forza, dignità e impegno verso gli altri

TARANTO - Nella mattinata di mercoledì 3 dicembre, alla presenza dei genitori Milena Cinto e Donato Vaccaro, dell’assessore Maria Lucia Simeone in rappresentanza del Comune e di numerosi amici, è stata inaugurata la targa che intitola a Francesco Vaccaro la rotatoria antistante la Parrocchia Gesù Divin Lavoratore nel quartiere Tamburi.

Durante la cerimonia la madre di Francesco ha ricordato il significato di questa intitolazione, spiegando che la nuova Piazza Francesco Vaccaro vuole custodire per sempre la memoria di un giovane che ha affrontato la malattia con straordinaria dignità e che, con il suo atteggiamento, ha rappresentato un punto di riferimento per tanti ragazzi del quartiere. La donna ha sottolineato come il figlio abbia trasformato la sofferenza in una testimonianza di coraggio e altruismo, incarnata nel suo motto: “Arrendersi? Mai!”.

Secondo il racconto della famiglia, Francesco non si è mai arreso alle difficoltà, scegliendo di mettersi al servizio degli altri anche nei momenti più duri. Un esempio che, nelle parole dell’assessore Simeone, continua a trasmettere un messaggio di incoraggiamento a non cedere di fronte agli ostacoli.

La cerimonia, semplice e partecipata, è stata accompagnata dalla benedizione impartita da Padre Gianni Passacantilli, parroco della comunità. Il padre di Francesco ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’iniziativa e quanti, nonostante la pioggia, hanno voluto essere presenti. Un ringraziamento è stato rivolto anche a Luigi Agrusti, all’ex sindaco Rinaldo Melucci, che avviò il percorso amministrativo per l’intitolazione, alla Prefettura di Taranto e all’attuale sindaco Piero Bitetti.

Nel ricordo della madre, Francesco resta un giovane dal sorriso luminoso, profondamente legato alla sua città, che definiva “maltrattata e oltraggiata”, ma per la quale nutriva il desiderio di un futuro migliore. Un desiderio che oggi vive nella piazza che porta il suo nome, come monito di resilienza e speranza per tutto il quartiere Tamburi.

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