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Bari

Sequestrato uno stabilimento industriale per gravi reati ambientali. Foto e video

L'azienda di Monopoli, operante nel settore dell’alluminio, avrebbe inquinato aria, acqua e suolo. Indagato il legale rappresentante per numerosi illeciti

Il Sequestro a Monopoli di un opificio industriale

BARI - Un’importante operazione della Guardia Costiera, coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari, ha portato al sequestro preventivo di uno stabilimento industriale alla periferia di Monopoli, specializzato nel trattamento e finitura dell’alluminio. Il provvedimento, eseguito martedì 7 gennaio, rientra in un’indagine avviata nel 2021, in seguito a numerose segnalazioni di emissioni maleodoranti che avevano generato allarme tra i cittadini.

Le indagini, condotte con il supporto di un ingegnere ambientale, hanno evidenziato gravi violazioni delle normative ambientali, portando all’iscrizione nel registro degli indagati del legale rappresentante dell’azienda. L’area sottoposta a sequestro si estende per circa 10mila metri quadri, e secondo l’ordinanza del GIP, esiste il concreto rischio di reiterazione del reato o un aggravamento delle conseguenze ambientali, rendendo necessario il provvedimento cautelare.

L’imprenditore è attualmente indagato per inquinamento ambientale, avendo causato, secondo la Procura della Repubblica, danni significativi e misurabili all’aria, all’acqua e al suolo, e per assenza dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), necessaria per lo svolgimento dell’attività. Inoltre, avrebbe scaricato abusivamente acque reflue industriali e rifiuti liquidi pericolosi contenenti sostanze chimiche nocive, contaminando il sottosuolo e la falda acquifera.

Tra i reati contestati figurano anche abbandono e gestione illecita di rifiuti speciali, miscelazione non autorizzata di rifiuti pericolosi e scarico abusivo di sostanze tossiche, oltre a violazioni in materia di emissioni atmosferiche e norme antincendio. Gli investigatori hanno riscontrato che l’azienda non aveva comunicato i dati sulle emissioni inquinanti e operava in strutture fatiscenti e prive delle necessarie autorizzazioni sanitarie.

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